I bonus economici sono strumenti di sostegno atti ad alleggerire il caro vita dei beneficiari. Eppure alcuni comportano l’aumento del carico fiscale.
Ogni anno, migliaia di cittadine e cittadini italiani, nonché imprese, società ed aziende, partecipano alla “corsa” per l’ottenimento di svariati bonus statali al fine di ottenere sussidi e sostegni economici che possano alleggerire il caro vita a cui sono chiamati a far fronte.
Tuttavia, alcuni bonus non sono esenti da rischi: a ben vedere, infatti, e premurandosi di fare i conti opportuni, ottenerli può risultare più una penalizzazione che un vantaggio.
Come può essere? Ebbene, sostanzialmente dipende dallo stipendio mensile percepito dal beneficiario: entro certe soglie, ottenere il bonus effettivamente conviene; ma se queste soglie vengono superate, ecco che il vantaggio economico ottenuto tramite il bonus si traduce ben presto in uno svantaggio a livello fiscale, con conseguenze anche sull’indicatore ISEE famigliare.
È il caso, ad esempio, del Bonus Mamma Lavoratrice: si tratta di un’agevolazione economica introdotta dalla legge di bilancio che offre il vantaggio principale di applicare alla busta paga della lavoratrice con figli a carico uno sgravio dei contributi previdenziali versati ogni mese. Il che comporta quindi la percezione di uno stipendio più elevato. Dunque un vantaggio economico importante? Ebbene, dipende: capiamo da che cosa.
In quali casi il Bonus Mamma Lavoratrice non conviene
Partiamo dalla sua definizione: il Bonus Mamma Lavoratrice è un’agevolazione economica destinata a donne lavoratrici con almeno 3 figli a carico; sarà in vigore fino all’anno 2026, fatte salve eventuali proroghe, e viene mantenuto fino al compimento della maggiore età del figlio più piccolo. Per il 2024, inoltre, è stata introdotta una novità: può essere percepito anche da lavoratrici mamme di due figli soltanto, purché entro il compimento di dieci anni di età del più piccolo.
Perché dunque in certi casi ottenerlo può risultare in realtà uno svantaggio? Ebbene, perché l’incremento salariale mensile che comporta si traduce in un’Irpef maggiorato; e non solo: il rischio è anche quello di vedersi ridotta la quota dell’assegno unico sui figli a carico, proprio a causa dell’incremento di stipendio mensile determinato dal percepimento del Bonus.
Ad esempio, l’assegno unico mensile per ciascun figlio a carico nei casi di ISEE fino ai 17.090,61 Euro annuali è pari a 199,40 Euro mensili; l’importo, tuttavia, cala progressivamente in proporzione all’aumentare dell’ISEE, fino alla soglia minima di 57 Euro al mese per ISEE sopra la soglia di 45.574,96 Euro.
Senza contare, inoltre, che altre spese – come ad esempio lo sconto in bolletta per la fornitura di luce, lo sconto sulle tasse universitarie, su esenzioni sanitarie e così via – dipendono anch’esse dall’ISEE. Dunque, prima di farne richiesta, è essenziale calcolare in base alla propria situazione economica se effettivamente convenga o se rischi, invece, di diventare uno svantaggio.