L’inflazione torna a colpire duro a marzo. All’origine dell’aumento che non fa dormire sonni tranquilli agli italiani c’è un motivo ben preciso.
Dici inflazione e già gli italiani cominciano a preoccuparsi, avendo ben capito ormai che questa parola significa perdita del potere di acquisto e, di conseguenza, più soldi da sborsare per mantenere lo stesso tenore di vita, comprare le stesse cose, eccetera.
Il carovita è uno degli incubi degli italiani, ancora scottati dai rincari degli ultimi anni. Preoccupa dunque sapere che a marzo l’inflazione è tornata a salire. Lo certifica l’ISTAT che ha rilevato un aumento dell’inflazione tanto su base annua quanto su base mensile. Più nel dettaglio, a marzo 2024 l’indice dei prezzi al consumo ha fatto registrare un aumento dell’1,3% su base annua e dello 0,8% su base mensile.
Invece l’inflazione di fondo, al netto di bene energetici e alimenti freschi, è aumentata dello 0,1% passando dal 2,3% al 2,4%. In totale, dai dati ISTAT emerge che l’inflazione acquisita per l’anno in corso è pari allo 0,6%.
C’è stato anche il costo dei trasporti – fortemente condizionato anche da fattori stagionali – a incidere negativamente sull’inflazione. L’istituto di statistica ha registrato infatti un rincaro pari all’1,4% dei prezzi dei trasporti e dello 0,7% per i beni lavorati e i prodotti energetici regolamentati. Per quanto riguarda i prezzi dei beni non durevoli siamo invece a +0,4%.
La parte del leone però la fa, una volta ancora, il costo dell’energia che ha ricadute sull’intera filiera della produzione e della distribuzione. Malgrado il calo dell’1,7% rilevato a marzo, appaiono chiari i segnali di una ripresa dato il passaggio dal -17,3% di febbraio al -10,8% dello scorso mese. Rispetto agli scorsi mesi, soprattutto nel settore dell’energia – regolamentato e non – sembra essersi indebolita la spinta deflazionistica, sorretta da una politica economica restrittiva.
L’inflazione rialza la testa a marzo e i rincari non giungono inattesi. All’origine, come ricordano stime e proiezioni della BCE, ci sono le tensioni geopolitiche globali e la crisi del Mar Rosso, con riflessi evidenti sull’inflazione i cui effetti sono stimati nell’ordine dello 0,5%. Lo aveva anticipato Christine Lagarde nella conferenza stampa del 7 marzo 2024, al termine del vertice del direttivo della BCE. Specialmente la crisi del Mar Rosso era indicata come la maggiore responsabile dei prossimi effetti negativi sull’inflazione, specialmente nel settore energetico. Un frutto decisamente sgradito del rallentamento delle consegne di gas naturale e petrolio attraverso il Mar Rosso.
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