L’INPS sta chiedendo i soldi indietro ai pensionati per alcuni errori banali, sviste e omissioni: ecco come fare a proteggere la propria pensione.
Di errori nella compilazione dei documenti se ne possono fare tantissimi, alcuni sono davvero banali: dimenticanze, sviste, semplici errori di scrittura o di calcolo. Quando c’è qualcosa da dichiarare bisogna prestare la massima attenzione e avere cura che tutti i dettagli siano a posto, specialmente quando si ha a che fare con l’Istituto di Previdenza Sociale nazionale.
L’INPS si occupa della gestione ed erogazione di tantissimi sussidi sociali, bonus, pensioni a tutela dei cittadini, peccato che insieme al dovere di erogare prestazioni economiche ai cittadini, l’INPS abbia anche il diritto di revocarli.
Secondo la legge, l’INPS può revocare una prestazione al cittadino nel caso in cui venga commesso qualche errore e ciò è molto comune soprattutto per quanto riguarda le prestazioni pensionistiche. Più di un pensionato si è ritrovato a dover ridare i propri soldi all’Istituto a causa di errori comuni e banali come omissioni o errori di battitura.
Questo scenario è sicuramente il peggiore da immaginare per un pensionato che dipende dal cedolino mensile per vivere, dunque è bene individuare quali sono gli errori più comuni da non commettere mai per non correre il rischio che l’INPS chieda indietro i soldi.
Molti trattamenti pensionistici dipendono dalla situazione reddituale del percettore: ciò significa che l’erogazione della pensione è direttamente collegata ai guadagni (in questo caso ai non-guadagni) del cittadino che, raggiunta una certa soglia di età, smette di lavorare.
Per alcuni tipi di pensionati però c’è la possibilità di continuare a percepire un reddito da lavoro pur iniziando a percepire la pensione ed è in questo errore che molti incappano. Molte prestazioni pensionistiche non permettono al soggetto di continuare a lavorare, come Quota 100 (fino a Quota 103) e l’APE Sociale.
Chi percepisce la pensione attraverso queste modalità non può assolutamente permettersi alcuna entrata derivante da lavoro, nemmeno per le cifre più irrisorie sotto i 100 euro. Se l’INPS scoprisse anche un piccolo guadagno del pensionato, quest’ultimo sarebbe costretto a tornare indietro tutte le mensilità di pensione percepite e, se queste sono molte, le cifre da ritornare potrebbero contare anche 5 o 6 cifre. Il consiglio è dunque quello di informarsi sulla propria prestazione pensionistica prima di decidere di tornare in attività, così da evitare un errore particolarmente caro.
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