Il popolare trapper Baby Gang è stato condannato agli arresti domiciliari ma il diretto interessato si è difeso, proclamandosi una vittima del sistema.
Zaccaria Mouhib è il vero nome dietro Baby Gang, nome d’arte del trapper milanese 22enne. Il giovanissimo artista già da tempo affronta problemi con la legge e il suo volto non è affatto sconosciuto alla Procura di Milano.
Mouhib era stato già stato sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo di dimora a Lecco, dopo la condanna a 5 anni e 2 mesi per una sparatoria in via Tocqueville avvenuta nell’estate 2022 a Milano. Adesso la stessa Procura di Milano che lo aveva condannato ai domiciliari ha chiesto ulteriori 3 anni di sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per il 22enne, a causa di episodio molto più recente.
Stando all’accusa, una sera Baby Gang avrebbe infranto la prescrizione dei domiciliari, recandosi a casa di un amico e chiedendogli ospitalità per una notte. Probabilmente l’altro giovane ha rifiutato, perché il trapper a quel punto ha tirato fuori una pistola ad aria compressa e gli ha sparato ben due volte. Il giovane è stato portato subito al pronto soccorso e medicato per le ferite inflitte, dopodiché le forze dell’ordine hanno perquisito casa di Baby Gang, trovando al suo interno la replica di una Glock caricata con pallini metallici. L’episodio ha radicalmente cambiato la vita del trapper, sicuramente in peggio.
La vecchia condanna gli permetteva infatti di continuare a lavorare, incidere brani in studio e tenere concerti. L’inasprimento recente della pena ha revocato questo privilegio, mettendo un punto definitivo alla carriera del trapper. Adesso Baby Gang si è difeso pubblicamente di fronte al giudice Maria Gaetana Rispoli, definendosi una una vittima: “Non ho mai sgarrato una prescrizione, ho fatto volontariato e non ho sbagliato nulla, solo le persone che ho frequentato in passato. Pesa il mio nome ‘Baby Gang’, la vittima sono io, arrivo da una situazione non facile, sono cambiato e volevo andare a Sanremo quest’anno”.
Il giudice però la pensa diversamente e lo ha esortato ha cambiare mentalità, smetterla di parlare nelle sue canzoni di “pistola, armi, cocaina. Ha una grandissima responsabilità, la ascoltano milioni di ragazzi”. L’udienza del trapper è prevista per il 20 giugno e il suo avvocato Niccolò Vecchioni ha chiesto che venga ascoltato in aula il ragazzo che sarebbe stato ferito da Baby Gang quella sera dello scorso gennaio. Nello stesso mese si terranno anche i processi d’appello per la sparatoria di via Tocqueville e per una rapina a Vignate, che ha aumentato la condanna del trapper ad altri 4 anni e 10 mesi di reclusione.
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