Il morbo di Alzheimer affligge davvero tante persone. Ora sappiamo che la patologia neurologica può essere provocata anche da alcuni trattamenti medici.
La memoria è una delle capacità più importanti che abbiamo. Ci permette di conservare i ricordi, gli affetti, le persone e le situazioni fondamentali per la nostra vita. Perderla pian piano è un dramma difficile da capire, se non lo si vive da vicino, come essere vivi, ma costantemente incoscienti.
Il morbo di Alzheimer, per cui non c’è ancora una cura definitiva, proprio per questa ragione, è una malattia terribile che tante persone cercano di combattere, spesso perdendo la guerra. Si sa da decenni i danni che causa nel cervello, le placche amiloidi che la causano e le risonanze magnetiche dimostrano i cambiamenti a livello della sostanza grigia, la materia cerebrale.
Tutte queste caratteristiche e la sua incidenza lo rendono la forma più comune di demenza, ma cosa lo provoca nello specifico? La genetica è una componente essenziale, questo è chiaro, ma concorrono anche fattori ambientali, abitudini, stile di vita e una serie di fattori essenziali, spesso difficili da identificare. I ricercatori, però, hanno capito che un particolare trattamento medico è parecchio rischioso, proprio perché è in grado di scatenare la patologia.
Sono stati svolti alcuni importanti studi su modelli preclinici, pubblicati sulla prestigiosa rivista ‘Stem cell reports’, e hanno dimostrato che l’Alzheimer può addirittura trasmettersi in seguito a una cura sempre più comune, ma non priva di rischi. Stiamo parlando del trapianto di cellule staminali del midollo osseo.
Chi ha condotto le ricerche ha capito che le cellule staminali di topi ingegnerizzati per portare una mutazione genetica associata all’Alzheimer causano in breve tempo un declino importante dal punto di vista cognitivo (quello tipico del morbo) quando vengono trapiantate in topi sani.
Non bisogna porre l’attenzione solo sulle cellule staminali, ma anche su altri tipi di trattamenti medici: occhio ai trapianti di tessuti e organi, alle trasfusioni e alla somministrazione in circolo di derivati del sangue. Si tratta di casi rari, ma su cui la comunità scientifica si sta concentrando con particolare attenzione. È importante farlo soprattutto perché ancora non si conosce quali siano le cause specifiche dell’Alzheimer e ciò potrebbe permettere di attivare protocolli di prevenzione e diagnosi precoce.
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